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LA CITTA' DELLE ACQUE 
 
 
La città di Nocera Umbra gode dell’appellativo “Città delle acque” in virtù delle innumerevoli sorgenti ricchissime d’acque che sgorgano e caratterizzano il suo territorio situato ai piedi di una catena di monti che trova il suo apice nel Monte Pennino (1571m.); fra le più famose ed importanti ricordiamo la sorgente dell'Acqua Angelica a Bagni Nocera, antica sede delle Terme Papali, la sorgente oligominerale Flaminia, ancor oggi imbottigliata sotto il marchio “Nocera Umbra”  e la sorgente oligominerale del Cacciatore, sede delle Terme, con proprietà terapeutiche e curative per le malattie gastroenteriche, del ricambio e delle vie urinarie 
Storia 
La fama della città ebbe inizio nel ‘500 quando si diffuse la notizia delle proprietà curative delle acque della sorgente “Acqua Bianca” o “Acqua Santa” che si trova a Bagni, un piccola località a poca distanza da Nocera Umbra.  
Ne scrisse per primo il Magister Bernardinus di Spoleto medicus phisicus della Comunità di Nocera, negli anni 1509 - 1512, che enumerò una serie di malattie che venivano efficacemente curate con le acque di una sorgente vicino a Stravignano, a pochi chilometri da Nocera. 
Numerosi gli scritti nel corso dei secoli:  
nel 1599 a Perugia, Mariano Ottaviano, medico ad Assisi, pubblica un libretto dal Titolo: "De Aqua Alba seu de Balneo Nucerino"; nel 1627 Annibale Camilli, medico a Nocera pubblica il trattato: "Del Bagno di Nocera nell'Umbria potentissimo a' morsi velenosi detta Aqua Santa ovvero Aqua Bianca, trattato utilissimo";  nel 
« Il Bagno di Nocera detto Acqua bianca, overo Acqua santa, si ritrova lontano da detta Città circa un miglio, e mezo, posto fra i gioghi dell'Appennino, che parte per mezo della nostra Italia, scaturisce quest’Acqua alla radice Orientale d'un monte sassoso, inculto, privo, e denudato d'ogni sorte di alberi, ma alquanto herboso da poter pascere armenti » 
Annibale Camilli
 
1636  Gian Battista Bartolucci di Assisi, scrive: "Sammario sopra le virtù del Bagno dell'Aqua Bianca di Nocera nell'Umbria"; nel 1745 Florido Fiombi, medico ai Bagni stampa: "Dissertazio Historico-Medica de saluberrimo Nuceriae in Umbria erumpenti latice"; nel 1774 Lorenzo Niassimi, romano, scrive: "Dell'Acqua salubre e Bagni  di Nocera"; nel 1793 Casagrande, medico ai Bagni,  pubblico' un "Fisico annuale delle Acque e Bagni di Nocera": si tratta di un diario clinico dal 1 Luglio al 25 Settembre  1793; nel 1807, Domenico Morichini, pubblico': "Saggio Medico Chimico sopra l'Acqua di Nocera"; nel 1870 Enrico Purgotti, perugino, edita: "Sopra l'Acqua di Nocera - Studi Chimici".
Nel XVII sec. su iniziativa del Cardinale Giuseppe Renato Imperiali, vengono costruiti gli edifici del Complesso Termale di Bagni di Nocera Umbra, che costituiranno un elemento di attrazione per i numerosissimi visitatori dei Bagni, personalità di ogni classe sociale, nobili e clero, ma anche persone bisognose di classi meno agiate; l’attività delle Terme proseguirà ininterrottamente fino al sec. XVIII, attirando persone da tutta Europa e nomi illustri come Vincenzo Monti,  Alessandro Hunbolt, Gav-Lussac e Luigi Pirandello che qui trasse ispirazione per la novella “Benedizione”. 
A fianco allo sfruttamento delle acque, nacque anche la corrispondente fama dei fanghi, la cosiddetta “Terra di Nocera” utilizzata come elemento curativo e di cosmesi e celebrata da uno studio del 1700 dello scienziato Luigi  Dalla Fabra dal titolo: "De Nuceria Terra Minerali inter simplicia medicamenta absorbentia ac dulcificantia pro medicina e usu dissertatio". 
Il Complesso Termale di Bagni di Nocera Umbra continuò la sua attività fino a fine ottocento; nel 1894 la Sorgente Angelica venne venduta a Felice Bisleri che iniziò l’attività di imbottigliamento delle acque, privando le terme del suo elemento fondamentale e condannandole alla chiusura. 
Gli edifici del complesso sono andati degradando negli anni fino al terremoto del 1997 che ha consentito un intervento di restauro delle strutture ed una nuova utilizzazione nella sua originaria funzione alberghiera
Portatemi dell'acqua di Nocera: 
questa à buona alla febbre e al dolor colico, 
guarisce la renella e il mal di petto, 
fa diventare allegro il malinconico; l'appigionasi appicca al cataletto, 
ed in ozio fa star tutti i becchini; 
ma non bisogna berla a centellini; 
e quel che importa, il medico l'approva 
e in centomila casi stravaganti 
ha fatto ancor di sua virtù la prova celebrandola più del vin del Chianti 
 
Francesco Redi, poeta aretino, (1628-1698) fa invocare da Arianna inferma l'acqua per calmare i suoi mali:
Felice Bisleri  
Nato in provincia di Brescia da una famiglia di piccoli commercianti, rivelò subito la sua irrequieta personalità arruolandosi a soli 15anni nei volontari garibaldini durante la terza guerra d’indipendenza. Decorato con la medaglia d’argento al valor militare, tornò a Milano dove intraprese varie attività e mestieri ed aprendo infine un piccolo laboratorio chimico con l’intento di dedicarsi alla produzione di prodotti farmaceutici.  
Pur essendo un autodidatta, riuscì ad individuare una miscela di ferro e china che chiamò “Ferrochina Bisleri”; la sua più grande invenzione fu però la grande, originale e diffusa campagna promozionale con la quale lanciò il suo prodotto e con la quale negli anni lo sostenne, facendolo diventare un prodotto da banco conosciuto e richiesto da tutti. Era il 1880 ed aveva solo 29 anni. 
            
Una decina d’anni più tardi, siamo nel 1894, acquistò per una cifra enorme (900.000 lire) il diritto di utilizzare l’acqua della Fonte Angelica di Nocera Umbra, per imbottigliarla e distribuirla su tutto il territorio nazionale; anche qui si avvalse di una grande e soprattutto originale campagna promozionale che in breve trasformò la sua intuizione in uno strepitoso successo commerciale. 
Contemporaneamente sviluppò, a partire da un composto che aveva acquistato da un farmacista, un preparato che chiamò “esanofele” che aveva evidenti azioni antianofeliche e che venne largamente utilizzato per la lotta alla malaria. Bisleri contribuì a sue spese anche alla ricerca sperimentale ed alla pubblicazione di testi e ricerche sull’argomento. 
Allo scoppio della prima guerra mondiale si impegnò nella costruzione e gestione di un ospedale militare. 
Morì a San Pellegrino il 17 settembre 1921.